E un marinaio sopra l’etichetta
di Nicola Dal Falco
San Benedetto del
Tronto – Storia marchigiana, storia italiana. C’era, agli inizi dell’altro
secolo, un sacerdote d’immense doti, lu curate de la Maréne, quel tipo di pastore che
sapeva muovere il suo gregge verso nuovi orizzonti. Si chiamava Don Francesco
Sciocchetti, figlio di un arrotino e di una sambenedettese, nata da una
famiglia di pescatori. Morì in California, tra i suoi compaesani immigrati. Ma prima,
era riuscito a costruire, dopo l’alluvione del 1897, la chiesa della Madonna
della Marina, divenuta poi cattedrale, a fondare la Cassa Rurale e Artigiana,
ad aprire la scuola professionale, il primo Pronto soccorso, una scarperia, il
teatro Virtus e il quotidiano locale Il Giornale.
Nella nostra storia lo ricordiamo, soprattutto, per un’altra
impresa: il varo nel 1912 del San Marco, il primo peschereccio a motore
d’Italia. A lui, alle sorti della marineria sambenedettese e di una ricetta più
che centenaria, si ispira l’Old Sailor Coffee.
In molte case, a San Benedetto del Tronto, si prepara e si
consuma una sorta di ponce, dove al caffè, della moka, sono mescolati rum e
distillato di anice, con l’aggiunta di una scorza d’arancio e un bastoncino di
cannella. La ricetta può variare, ma alla fine la miscela corroborante è più o
meno la stessa che per tradizione veniva servita nelle nottate di pesca,
passate in mare.
Allo stadio
L’idea di imbottigliare il caffè del marinaio, made in San Benedetto
del Tronto, è stata di Fabio Mascaretti che insieme a Enzo Brini producono
anche Ginepraio, tutto bio e tutto
toscano, uno
dei dieci migliori gin italiani secondo Identità Golose.
«Fu durante una partita della Sambenedettese – racconta
Mascaretti - dove si tifava più per devozione, al punto che lo stadio schizzava
in piedi solo quando qualcuno centrava dagli spalti il secchio in cui i vigili
del fuoco spengono i petardi, che iniziai a ragionare sul tipo di proiettile usato: la
confezione di caffè Borghetti.
«Ugo Borghetti inventò la sua miscela corroborante nel 1860,
ad Ancona, vendendola durante le soste dei treni nel principale snodo
ferroviario della linea Adriatica. La mia domanda era, perché un prodotto
tradizionale del genere dovesse consumarsi solo alla partita»?
Dall’Adriatico ai Navigli, il Negroni del marinaio
Così non è stato per Old Sailor Coffee. L’elisir del
marinaio non è fatto per arenarsi in uno stadio, ma per essere bevuto in altre
situazioni, sia caldo sia freddo e utilizzato come base per i cocktail. Il
marinaio, che fa capolino dall’etichetta come il suo collega biondo delle
vecchie sigarette Player’s, descritto da Jan Fleming, ha raggiunto i Navigli a
Milano, scendendo al Mag
Cafè, dove il bartender Flavio
Angiolillo ha creato il Negroni del marinaio: 3 cl Campari, 3
cl Vermouth del Professore, 1 cl Old Sailor Coffee, 1
cl Mezcal Bruxo N4, guarnito con fetta di arancia disidratata e chicchi
di caffè.
Per inciso, l’immagine del nostro marinaio è stata disegnata dal tattoo artist Stizzo che si
è ispirato alla vecchia foto di un marinaio.
La ricetta dell’Old Sailor Coffe
La rivisitazione dell’antica ricetta parte da una base di un
rum scuro cubano invecchiato cinque anni, a cui si aggiungono tre diverse infusioni
in rum giovane, bianco cubano, caffè, buccia di arancia, mix di anice stellato
e anice verde di Castignano, presidio Slow Food
delle Marche. Il tutto riposa per due mesi al buio e, poi, si imbottiglia
Old Sailor Coffee si degusta caldo o freddo. Bevuto caldo,
come vuole la tradizione, il primo a sentirsi è il rum, seguito da anice e
caffè. Nella versione freddo, prevale, invece, una contemporaneità
di aromi.